Avendo optato per un modello SCS,I è probabile che già siate a conoscenza delle procedure di installazione, ciò nonostante una breve guida può essere sempre utile. Le periferiche SCSI hanno caratteristiche fondamentalmente diverse da quelle IDE. (Come installare un masterizzatore IDE)
Per funzionare necessitano della presenza di un controller SCSI separato. I controller non sono altro che schede PCI dotate di due o più connettori interni, in grado di collegare da 7 a 14 periferiche e, solitamente, di uno esterno per la connessione di scanner, unità nastro e altre periferiche. La prima cosa che dovrete fare è scegliere il modello di controller più adatto alle vostre necessità e, visto che stiamo parlando di masterizzazione, è il caso di citare il sempreverde Adaptec SCSI Card 29320ALP-R. Questo controller nel corso degli anni si è guadagnato una reputazione tra gli appassionati grazie alla sua affidabilità e compatibilità con tutte le unità di masterizzazione. Se non foste quindi già in possesso di un controller, il 29320ALP di Adaptec è probabilmente quello che fa per voi. (caratteristiche della periferica)
Installazione del controller e settaggio del masterizzatore
Una volta aperto il case cercate uno slot PCI libero ed inseritevi il controller. Non accendete ne richiudete il case prima di avere seguito attentamente le nostre istruzioni. Le periferiche SCSI , sebbene siano unite da un cavo piatto a 50 poli simile a quello IDE, necessitano ognuna di un numero identificativo per poter essere riconosciute dal sistema. Nei controller SCSI, come il 29320ALP, le unità disco possono venire assegnate ai numeri compresi tra lo 0 e il 6. In realtà, anche l’ID (così viene chiamato questo numero di identificazione) numero 7 potrebbe essere utilizzato, ma, per default, è assegnato al controller stesso, quindi è meglio non utilizzarlo per non complicare inutilmente le cose.
Osservando il retro del vostro masterizzatore SCSI noterete dei ponticelli raggruppati sotto la dicitura “SCSI ID”. Ora, spostando i ponticelli nelle posizioni definite dal manuale, sceglierete quale numero nella “catena SCSI” (l’insieme delle periferiche SCSI, ciascuna identificata da un ID) il masterizzatore deve occupare. Il nostro consiglio è quello di assegnare alla nuova unità l’ID 6. I numeri più alti hanno infatti una maggiore priorità e, come abbiamo già spiegato, la continuità dei dati in fase di scrittura dei CD è un fattore molto importante.
Naturalmente, se siete già in possesso di un controller SCSI (e magari di un hard disk di questo tipo), dovrete controllare che l’ID 6 non sia già utilizzato. Per eseguire questa verifica, all’avvio del PC dovrete entrare nel BIOS del controller aspettando la schermata di identificazione della periferica, che segue quella della CPU e della RAM (il cosiddetto POST). In questa schermata, il controller indica il tasto o la combinazione di tasti necessaria a entrare nel suo BIOS (solitamente vi si entra con la combinazione CTRL H). Da qui una potrete vedere enumerate le periferiche già installate e il loro numero identificativo. Nel malaugurato caso che l’hard disk fosse settato proprio sull’ID numero 6 (una configurazione pessima, dato che l’hard disk, essendo di gran lunga la unità più veloce, rischia di “mangiarsi” tutta la banda in una posizione di così alta priorità) dovrete assegnare al masterizzatore l’ID 5. Nel caso siate in possesso di un controller Ultra Wide SCSI, il numero degli ID utilizzabili passa da 7 a 14 ma rimane immutata la numerazione che vi abbiamo consigliato. Il conteggio inizia sempre da 7 per passare poi a 6, 5, 4, 3, 2, 1, 0, 15, 14, 13, 12, 11, 10, 9, 8 (in ordine di priorità).
Non è finita qui. Guardando il cavo SCSI dovrete controllare che l’unità disco che chiude la catena SCSI sia “terminata”. Il BUS SCSI per funzionare ha bisogno infatti di vedere “terminate” le due estremità della catena. Il controller SCSI, essendo all’inizio del cavo, è di per sé “terminato” (in realtà è lo stesso BIOS della scheda che chiude o apre la terminazione, consentendo così il collegamento anche di una eventuale periferica esterna) ma a “terminare” il nuovo masterizzatore appena installato dovrete pensare voi.
Per farlo dovrete controllare ancora nel pannello posteriore dello stesso e trovare un apposito ponticello che, una volta rimosso “terminerà” la catena SCSI. La situazione cambia (ancora) se installiamo il masterizzatore a fianco di un hard disk SCSI. Essendo quest’ultimo presente sin da prima dell’installazione del masterizzatore, è logico aspettarsi che esso sia anche il “terminatore” della catena. Dovremo quindi cambiarne il settaggio e assegnare questa funzione al CDR da noi installato. Far terminare la catena SCSI con l’unità sbagliata non porta necessariamente al mancato riconoscimento di tutti i dischi successivi, ma assicura problemi di funzionamento e stabilità nell’utilizzo quotidiano. Una volta configurato il masterizzatore nel modo corretto potrete procedere all’installazione vera e propria, in alcune parti simile a quella dei modelli IDE.
Inserimento del masterizzatore e collegamenti
Una volta tolto il frontalino anteriore di un slot esterno da 5 1/4”, farete scorrere il CDR dall’esterno fino a posizionarlo nella gabbietta di sostegno. Dopo averlo fissato con le solite 4 viti dovrete passare a collegare il cavo audio (vale esattamente quanto detto per i modelli IDE) e poi il cavo piatto SCSI a 50 poli connesso al controller. Anche in questo caso, il connettore è dotato di una tacca che vi impedirà di inserirlo nel verso sbagliato; fate estrema attenzione nel scegliere quale connettore della catena volete usare. L’ordine sul cavo non deve seguire necessariamente quello degli ID (fisicamente masterizzatore, hard disk e CD ROM possono essere collegati invertiti rispetto alla catena di identificazione), così come non c’è alcun problema a lasciare qualche connettore inutilizzato (il controller lo sorpasserà e andrà a rivolgersi a quello successivo), ma è FONDAMENTALE che l’unità terminata sia l’ultima anche sul cavo.
Ci sentiamo di darvi un consiglio maturato in anni di installazioni: sono in vendita sul mercato dei “terminatori” che vanno inseriti nell’ultimo connettore che fa da capo al cavo piatto: acquistandone uno dovrete affrontare una piccola spesa aggiuntiva, ma vi toglierete il pensiero della terminazione. Potrete infatti lasciare tutte le unità disco “aperte” e l’unica cosa a cui dovrete badare è il loro ID.
Una volta sbrigato il problema del cavo piatto, basterà collegare il cavetto dell’alimentazione per sperimentare l’efficacia del nuovo masterizzatore.
Al primo riavvio Windows
possiede la capacità, interfacciandosi alle unità CD-ROM, di riconoscere autonomamente il nuovo masterizzatore da voi installato. Se avete eseguito correttamente tutte le istruzioni, dovreste vedere indicata la nuova unità, (e la lettera a lei assegnata), nella finestra Risorse del Computer. Quasi sicuramente il CDR verrà riconosciuto come compatibile con la modalità PIO MODE 4. I masterizzatori, infatti, non utilizzano il sistema UDMA, per evitare problemi in fase di ricezione dei dati (il metodo UDMA spesso “inverte” l’ordine dei dati, cosa “non salubre” quando si sta effettuando la copia di un CD!). E’ bene che vi assicuriate che questa modalità sia disattivata anche nel software, e per farlo dovrete andare in “Pannello di controllo” e poi in “Sistema”.
Selezionate la linguetta “Gestione Periferiche” e quindi, dalla lista, il nuovo CDR: a questo punto basterà fare clic sul pulsante Proprietà per vedere se il segno di spunta in corrispondenza della dicitura DMA è assente.
Nel caso fosse presente, fate clic per rimuoverlo. Dalla stessa finestra potrete poi sapere quale versione del “firmware” il vostro masterizzatore sta attualmente utilizzando. Il firmware è un “programma” che risiede fisicamente nell’hardware e che, in questo caso, gestisce l’elettronica del masterizzatore: viene a volte aggiornato dalle case produttrici per correggere dei problemi riscontrati o per aggiungere nuove funzionalità alla periferica.