Hardisk: Guida alla scelta
Serial ATA, Ultra ATA, SCSI: scegliere tra soluzioni tecnologiche e meccaniche differenti non è facile. Hitachi, Maxtor, Samsung, Seagate e Western Digital per capire qual è il modello più adatto alle vostre esigenze.
Di solito, in un pc si valutano la potenza della CPU, la quantità della RAM, le prestazioni della scheda video e le memorie ottiche, ma del disco fisso viene presa in considerazione solo la dimensione.
Infatti è luogo comune che la sua caratteristica fondamentale sia la quantità di dati che può contenere in termini di gigabyte, mentre gli altri aspetti come l’efficienza, i tempi di risposta e la qualità della meccanica passano in secondo piano o non vengono addirittura considerati. Ebbene, il disco fisso è una parte fondamentale del computer e influenza pesantemente le prestazioni complessive del sistema, che possono variare anche sensibilmente a seconda dell’unità installata.
L’hard disk ospita infatti il sistema operativo, i software, i dati utilizzati durante l’elaborazione e il file della memoria virtuale. Più velocemente ed efficientemente vengono eseguite scrittura, lettura e trasferimento di queste informazioni, migliori sono i tempi di risposta del pc.
La MECCANICA di un Hardisk In base alle scelte tecnologiche adottate dai produttori di dischi fissi cambia il comportamento dell’unità nei vari ambiti d’uso, perciò alcune sono più indicate per essere integrate in pc tipicamente da ufficio, altre per configurazioni dalle prestazioni elevate, altre infine per operazioni più complesse, come il montaggio audio e video.
Risulta quindi difficile valutare le potenzialità offerte dall’hard disk usando un singolo test, che rischierebbe di circoscrivere le prestazioni da esso offerte solo a un ambito d’uso.
Proprio per questo le prove condotte sulle unità coinvolte in questa prova, provenienti da Hitachi (che ha acquisito la divisione di IBM), Maxtor, Samsung, Seagate e Western Digital, sono state sottoposte a diversi test, comprendenti benchmark sintetici come PC Mark e Sandra, che eseguono sequenze di letture e scritture sul disco, e TecBench, utile per misurare i tempi di accesso e il transfer rate. Infine, per ottenere una misura delle potenzialità offerte durante l’usoeffettivo è stata eseguita la prova pratica di copia, lettura e scrittura di un file da 700 megabyte.
I risultati permettono quindi di valutare gli hard disk in base ai fattori critici che ne determinano le prestazioni complessive.
La velocità di un hardisk Le rotazioni per minuto (RPM) a cui vengono fatti girare i piatti sono un aspetto critico nell’efficienza complessiva del disco fisso, poiché incidono direttamente sulla latenza e sul transfer rate interno ed esterno dell’unità. Più velocemente i piatti ruotano, maggiore è il numero di informazioni che passano sotto le testine e che quindi possono essere trasferite alla scheda madre.
Un RPM basso è invece sintomatico di latenze superiori e quindi di un’efficienza minore nel reperimento delle informazioni.
I dischi ATA in commercio si dividono in due categorie fondamentali, al cui interno però esistono ulteriori caratterizzazioni:
quelli che funzionano a 5.400 giri al minuto, tipicamente rivolti ai computer di fascia media e bassa e per l’ufficio, e quelli a 7.200 RPM, che invecesono destinati a configurazioni di più alto livello 15000 o superiori.
Se i Serial ATA appartengono esclusivamente (almeno per il momento) alla seconda famiglia, scelta giustificata per fornire un’efficienza complessiva paragonabile a quella dell’interfaccia, le unità Ultra ATA sono diversificate per velocità di rotazione dei piatti e quindi se ne possono trovare di entrambi i tipi.
I dischi SCSI, essendo destinati ad ambiti d’uso professionali come workstation, server e sistemi di backup, adottano RPM che vanno da 10 a 15 mila giri e offrono prestazioni complessivamente superiori. Nella prova, l’unica unità Serial ATA paragonabile agli SCSI, almeno in termini di rotazioni per minuto, è il Raptor di Western Digital, il primo a funzionare a 10 mila RPM. Lo scopo è quello di ridurre ai minimi termini la latenza, calcolata prendendo in considerazione il tempo necessario per compiere mezza rotazione del piatto.
Nei modelli a 5.400 giri questo valore (mediamente) si aggira intorno ai 5,4 millisecondi, nei dischi a 7.200 RPM scende a 4,2 millisecondi e in quelli a 10 mila rotazioni arriva a sfiorare i due millisecondi. I dischi SCSI di Maxtor e Segate, funzionanti a 15 mila giri, possono contare su una latenza di circa 1,5 millisecondi. Perciò, a parità di tempo di ricerca, un 5.400 avrà un tempo di accesso superiore rispetto a un 7.200, a causa della maggiore latenza. Ma non solo, di pari passo col numero di giri aumenta inevitabilmente il transfer rate, perché possono essere trasferiti un maggiore numero di dati nello stesso tempo.
Nei test queste considerazioni trovano conferma, poiché il Raptor di Western Digital (10 mila RPM) ottiene il tempo di accesso migliore sia nell’ambito dei diretti concorrenti Serial ATA sia in quelli Ultra ATA. Il tempo di accesso medio su tutta l’area registrabile è infatti di circa otto millisecondi, decisamente inferiore ai circa tredici necessari per i concorrenti di Maxtor e Seagate.
L’architettura degli Ultra ATA, essendo sostanzialmente identica a quella dei modelli seriali, convalida il ragionamento. Infatti, se i modelli a 7.200 RPM offrono mediamente tempi di accesso intorno ai 10/11 millisecondi, con i dischi fissi a 5.400 rotazioni per minuto la latenza superiore fa decadere le prestazioni. Il Samsung (5.400 RPM) può vantare un tempo di accesso poco superiore ai 15 millisecondi, tutto sommato in linea con i modelli di fascia superiore ma, all’interno della stessa categoria, il Seagate non scende sotto ai 21 millisecondi e addirittura il Maxtor DiamondStar16 tocca i 32 millisecondi.
Ovviamente si tratta di unità destinate a pc con esigenze di prestazioni non elevate, per esempio destinati agli uffici o a usi non intensivi, ma è sintomatico di quanto le rotazioni per minuto influiscano sulle prestazioni complessive.